28/10/2020

Alle racidi della crisi catechistica: lasciar fare, lasciar passare

Par l'abbé Claude Barthe

Français, English

La rinascita dell’insegnamento catechistico sarà, nessuno ne dubita, il primo cantiere di una ricostruzione ecclesiale. Ma bisogna prima guardare in faccia la realtà: la proliferazione delle catechesi eterodosse o inconsistenti è dovuta al fatto che l’autorità non ha mai assunto i mezzi per contrastarle ed anche, ciò su cui torneremo presto, al fatto che sia parsa dubitare essa stessa del messaggio da trasmettere.

Le generazioni sacrificate del post-Concilio

La scomparsa della cultura cristiana, che tutti oggi constatano, ha per causa, non unica, ma diretta la crisi catechistica della fine degli Anni Sessanta. Dopo il Concilio, praticamente tutti i fanciulli frequentavano il catechismo, che seguivano più volte la settimana (e con frequenza obbligatoria alla Messa domenicale) fino all’età di 12 anni. Ma a partire dal 1965, proprio mentre iniziava a registrarsi un calo considerevole nella pratica domenicale, un vento di libertà decimava i ranghi dei catechizzati.
Poi, quando i “figli del ‘68” o i “figli del Concilio”, formati dalla nuova pedagogia catechistica, sono divenuti a loro volta genitori, il numero dei battesimi è crollato e quello dei ragazzi catechizzati è divenuto irrisorio. Quanto ai focolari cattolici «progressisti», che hanno vissuto con entusiasmo l’evento del Vaticano II, essi hanno visto l’intera generazione dei propri figli abbandonare tranquillamente qualsiasi riferimento alla religione.
La presa di coscienza del fallimento è giunta alla fine del secolo scorso. Nel 1994 il rapporto Dagens, approvato dall’assemblea dei vescovi francesi, constatava come «per molti ragazzi del nostro Paese l’iniziazione ai valori fondanti l’esistenza avvenga al di fuori oppure lontano dalla “tradizione cattolica”» [1]. Per il Portogallo, il card. José Policarpo da Cruz ha sollevato problemi analoghi: un gran numero di genitori che ha smesso d’essere praticante, il crescente accaparramento dei ragazzi da parte del sistema scolastico [2]. I vescovi italiani hanno constatato come «nella sua forma più consolidata e tradizionale, la catechesi ecclesiale mostri i segni evidenti di una grave crisi» [3]. Mons. Georg Eder, arcivescovo di Salisburgo, ha portato la sua testimonianza: «Una gran parte di coloro che frequentano le Messe domenicali non sanno praticamente più nulla circa la natura della Messa. […] Nelle facoltà cattoliche, per decenni, i professori hanno snaturato il dogma eucaristico ed altri ancora. Ai corsi di formazione religiosa, le verità concernenti l’eucarestia sono state ed ancora vengono trasmesse con gravi lacune» [4].
Quanti cattolici oggi sanno cosa sia il «giudizio particolare» – questo per la cultura – ed ammettono la possibilità della dannazione – questo per la fede -? «Il clero ha smesso alquanto brutalmente di parlare di tutti i temi delicati, scrive Guillaume Cuchet, come se avesse cessato di credervi esso stesso, proprio mentre trionfava nei discorsi una nuova visione di Dio, di tipo più o meno rousseauiana: il “Dio Amore” (e non più soltanto “d’amore”) degli anni 1960-1970» [5].
Inoltre, la coerenza di trasmissione necessaria tra le differenti istanze educatrici (famiglia, scuola, ambiti di vita, media) è scomparsa. Ed un altro fattore aggrava la mancanza di cultura religiosa: l’indebolimento dell’insegnamento della storia e particolarmente l’azzeramento dei riferimenti al Cattolicesimo in tale insegnamento.

La catechesi del vuoto

Questo fallimento è in parte imputabile alla concezione del Concilio Vaticano II, da parte di sacerdoti e fedeli, come una consacrazione della libertà di coscienza da parte di ogni cattolico. Da cui lo sviluppo di una «religione alla carta», in cui chiunque modula in qualche maniera il proprio Credo. Le norme più fastidiose vengono ormai passate sotto silenzio, lo stesso clero ha disinnescato le regole che tanto si era adoperato a far rispettare dopo il Concilio di Trento. Ciò è dovuto in parte ai nuovi strumenti di pastorale, come l’emblematico Catechismo olandese (1966), strumenti che hanno offerto un contenuto nuovo.
In Francia vengono chiamati in causa soprattutto gli strumenti catechistici messi a disposizione al posto dei vecchi manuali, i «percorsi» catechistici (il più famoso dei quali era Pietre viventi del 1981 [6]), che hanno seguito l’andazzo generale della riforma pedagogica. Poiché le stesse cause producono i medesimi effetti, il risultato è stato simile a quello del nuovo insegnamento della storia e delle materie letterarie: delle idee senza dubbio erronee, ma soprattutto il vuoto culturale. Benché si trattasse, in questo caso, del contenuto del Credo.
Il Catechismo della Chiesa cattolica, giunto quasi trent’anni dopo la vacatio nell’insegnamento ufficiale del catechismo, ha riempito il vuoto creatosi? In effetti, il CCC del 1992 – con la sua seconda edizione del 1997, contenente delle rettifiche di cui parleremo in un prossimo articolo – ha, nonostante tutto, sancito uno spirito di rinnovamento. Ha integrato nell’esporre le verità tradizionali le affermazioni più discutibili del Vaticano II, cercando di «tradizionalizzarle» al massimo. Ad esempio, il n. 856 del nuovo Catechismo universale tenta di fare del dialogo con le religioni non cristiane un elemento della missione evangelizzatrice («L’attività missionaria implica un dialogo rispettoso…»). Ma, allo stesso tempo, la novità dottrinale di Nostra ætate, il testo del Concilio che raccomanda un «rispetto» sincero non per i credenti di altre religioni, bensì per le religioni in quanto tali, viene confermato ed anzi accentuato. Il CCC non è forse non tanto l’immagine più rettificata possibile, bensì l’immagine stessa di questo magistero, che veicola un certo impressionismo innovatore?

Don Claude Barthe


[1] «La proposta della fede nella società attuale», La Documentation catholique, 4 dicembre 1994, p. 1004.
[2] La Documentation catholique, 2 dicembre 2001, pp. 1038-1041.
[3] «Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia», Il Regno-documenti, 13-2001.
[4] Lettera pastorale del 12 novembre 2000, «Deceduto l’ex-arcivescovo di Salisburgo, Georg Eder», Der Standard, 19 settembre 2015.
[5] Guillaume Cuchet, Come il nostro mondo ha smesso d’essere cristiano. Anatomia di un crollo, Seuil, 2018.
[6] Pietre viventi. Raccolta cattolica di documenti privilegiati della fede (Éditeur Catéchèse 80, 1981). Pietre viventi intendeva essere un insieme di documenti con cui utilizzare gli altri «percorsi», il tutto conformemente ad un Testo di riferimento votato dai vescovi francesi, in occasione della loro assemblea del 1979. La raccolta Pietre viventi è stata rimaneggiata nel 1985, poi ancora nel 1994.