Alphonse Borras: siamo tutti insieme, sinodalmente, pastori della Chiesa
Nell’articolo apparso sulla Nouvelle Revue théologique, «La sacra potestas, la seule voie pour la participation des laïcs au gouvernement de l’Église?» [«La sacra potestas, unica via per la partecipazione dei laici al governo della Chiesa?»] (ottobre 2022, pp. 612-628), Alphonse Borras, professore di diritto canonico presso l’Università cattolica di Lovanio, specialista entusiasta della sinodalità[1], membro della commissione dottrinale dell’assemblea del Sinodo sulla sinodalità, propone un aggiramento del potere di giurisdizione del papa e dei vescovi, un aggiramento sinodale.
Il Concilio, spiega, pur conservando sotto la sacra potestas il binomio potere d’ordine/potere di giurisdizione, ha valorizzato la trilogia delle funzioni del vescovo, funzione profetica, sacerdotale e regale. Ma questi tria munera sono più ampi della potestas sacra. Del resto, perché non ricordarsi, si chiede, che la cura animarum, la sollecitudine per le anime, spetta all’intera comunità? In altre parole, che i munera sono faccenda di tutti?
Si delega ai laici, osserva A. Borras, nominandoli cancellieri, cancelliere, responsabili, uomini e donne, di varie missioni, non una partecipazione al potere sacro, vale a dire alla giurisdizione, bensì una cooperazione all’«esercizio di questo potere»[2]. Si affidano ai laici anche funzioni non giurisdizionali istituite o istituibili secondo le necessità (canone 145). Ma è anche possibile, in modo ancor più ampio, procedere all’«attribuzione di incarichi al servizio delle comunità o delle cappellanie, che non richiedano l’intervento dell’autorità competente per l’assegnazione degli uffici (munera)». In altre parole, si tratta di munera conferiti ed assunti al di fuori dell’intervento dell’autorità, di incarichi di Chiesa autodistribuiti alla base.
«Perché complicare le cose semplici?», si chiede benevolmente il nostro autore. Il diritto scaturito dal Concilio, quando lo si sappia ben comprendere, permette di «offrire un altro volto della Chiesa», un volto veramente sinodale.
[1] Si veda il suo libro: Communion ecclésiale et synodalité [Comunione ecclesiale e sinodalità], CLD, 2018, in cui sottolinea l’essenza democratica della sinodalità sviluppando il seguente tema: La sinodalità è un processo, che edifica la Chiesa, suscitando la partecipazione dei battezzati alla sua missione nel mondo; essa appare quindi come uno dei principi di governo nella Chiesa.
[2] Questa sottile distinzione è tratta dal canone 129: «§1. Sono abili alla potestà di governo, che propriamente è nella Chiesa per istituzione divina e viene denominata anche potestà di giurisdizione, coloro che sono insigniti dell’ordine sacro, a norma delle disposizioni del diritto. §2. Nell’esercizio della medesima potestà, i fedeli laici possono cooperare a norma del diritto».