02/04/2020

Un magistero sinodale-pastorale

Par Don Pio Pace

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L’Esortazione post-sinodale Querida Amazonia, datata 2 febbraio 2020, ha colto tutti di sorpresa: mentre il documento finale dell’assemblea del Sinodo sull’Amazzonia aveva proposto l’ordinazione sacerdotale dei diaconi sposati (n. 111)[1], per sopperire alla mancanza di celebrazione eucaristica in questa regione del mondo, l’attesa Esortazione post-sinodale non dice nulla in proposito. 

Questo silenzio va senz’altro interpretato come un classico processo di transazione, simile a quelli che Paolo VI ha attuato in varie occasioni durante il Concilio: pur mantenendo una linea generale, alla tendenza conservatrice si accorda no moderazioni a portata diplomatica. Essa ne è sollevata, tuttavia la tendenza progressista ne risulta esasperata[2],  l’una e l’altra senza un vero motivo.

Da parte sua, l’arcivescovo Víctor Manuel Fernández di La Plata in Argentina, uno dei prelati più vicini al Papa, ha pubblicato un articolo su L’Osservatore Romano del 17 febbraio 2020, dando una chiave di lettura dell’esortazione che sembra essere « autorizzata ». Querida Amazonia, che, secondo lui, propone di creare una Chiesa amazzonica « chiaramente laica »[3], è semplicemente « complementare » al documento finale, che è di per sé una « novità sinodale ». Così, la questione del sacerdozio coniugale e le altre proposte del Sinodo, egli ritiene, non sono in alcun modo fuori luogo, ma saranno riprese in un nuovo « rito amazzonico » da sviluppare [simile, se si è ben compreso, a un rito orientale, integrato però nel rito romano, dove esisterà il sacerdozio coniugale].

Infatti, leggendo attentamente l’introduzione a Querida Amazzonia, si nota che il Papa « presenta ufficialmente » questo documento, che invita a « leggere integralmente » (n. 3), mentre si accontenta di « offrire un breve quadro di riflessione », sintetizzando alcune delle maggiori preoccupazioni che ha espresso nei suoi precedenti documenti (n. 2). 

Occorre ricordare che la Costituzione Episcopalis communio sul Sinodo dei Vescovi, del 15 settembre 2018, prevedeva che il documento finale di un’assemblea presentato al Papa, se da lui espressamente approvato senza richiesta di alcuna forma particolare per l’approvazione, partecipasse del « magistero ordinario del Successore di Pietro » (art. 18). Niente di sorprendente: allo stesso modo, il Papa potrebbe, con la sua piena autorità, approvare infallibilmente questo o quel insegnamento di un particolare concilio o sinodo. Ma nessuno sosterrà che qui siamo nel regno dell’infallibilità: siamo piuttosto nel cosiddetto regno pastorale, inferiore alla dottrina, che permette un insegnamento più « libero ». 

In ogni caso, questo è ciò che l’introduzione della molto controversa Amoris laetitia rivendicava chiaramente (il modo inferiore e le parole più « libere »), con la motivazione che « Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero » (n. 3). Ancora a maggior ragione questo si può affermare per l’esortazione Querida Amazonia, che riguarda le « riflessioni » e i « sogni » del Papa. Abbiamo così un’esortazione pastorale – puramente pastorale, il cui insegnamento è solo dell’ordine di una « cornice di riflessioni » – che però, presentando ufficialmente un documento finale dell’assemblea sinodale, lo porta all’interno dello stesso insegnamento pastorale del Papa. Una sorta di circolo sinodale-pastorale. Mentre l’esortazione pontificia, che modestamente fa proprio il documento finale dell’assemblea, viene sinodalizzata, la proposta sinodale per l’ordinazione sacerdotale dei diaconi sposati, così integrata nella « riflessione » pontificia, viene pastoralizzata. E quando i tempi saranno maturi, spetterà all’episcopato amazzonico (e a quello tedesco, ecc.) appropriarsene pastoralmente e sinodalmente.

Pio Pace

[1]        . « Proponiamo di stabilire criteri e disposizioni da parte dell’autorità competente, nell’ambito di Lumen Gentium 26, di ordinare sacerdoti uomini adatti e riconosciuti della comunità, che abbiano un proficuo diaconato permanente e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legalmente costituita e stabile da sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei Sacramenti nelle aree più remote della regione amazzonica »

[2]        . Nella settimana da lunedì 16 a sabato 21 novembre 1964, ribattezzata « Settimana nera »,   Paolo VI aggiunse una Nota explicativa praevia dal sapore tradizionale alla costituzione Lumen gentium, rinviò la discussione del documento sulla libertà religiosa alla sessione successiva, e fece una ventina di modifiche dettagliate al decreto sull’ecumenismo. 

[3]        . Si veda in Res Novæ, la traduzione del nostro articolo sul sito web di Rorate Caeli, « Querida Amazonia: per una sorta di ‘Chiesa laica' ».