Padre Spadaro ha lasciato la cerchia principale del governo bergogliano?
Per gentile concessione de L’Homme nouveau, riproduciamo questo articolo pubblicato il 30 dicembre 2023.
A settembre è stato nominato Sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, dunque tra coloro che sono preposti a tutelare da vicino il papa: Padre Antonio Spadaro, gesuita di 57 anni, per quello stesso motivo ha lasciato la direzione della rivista La Civiltà Cattolica, incarico che occupava da 12 anni. Alcuni commentatori hanno subito ipotizzato ch’egli fosse caduto in disgrazia. A nostro avviso, ciò è poco probabile.
Antonio Spadaro, il comunicatore del papa
Padre Spadaro è un letterato divenuto gesuita. Ha completato i suoi studi a Chicago e conosce a meraviglia la letteratura contemporanea italiana e americana, si occupa con disinvoltura di musica ed arte contemporanea così come di cinema. Ha lanciato un progetto culturale, BombaCarta, che promuove iniziative di scrittura creativa e di produzione video.
È soprattutto uno specialista della comunicazione, da lui considerata in gran parte politica, materia che ha studiato e che insegna presso il Centro interdisciplinare di comunicazione sociale dell’Università gregoriana. Si interessa in particolare, da specialista, di nuove tecnologie comunicative e della loro influenza sociale… e spirituale: ispira il pensiero di quegli amministratori, che conciliano spiritualità ed innovazione tecnologica. È un virtuoso dell’animazione dei siti Internet: oltre ad un sito personale, anima un blog consacrato alla cyberteologia ed un altro dedicato alla scrittrice di romanzi americana Flannery O’Connor.
Questo brillante personaggio è divenuto nel 2009, sotto Benedetto XVI, direttore de La Civiltà Cattolica, un mensile gesuita con sede nella romantica Villa Malta, sul colle del Pincio, organo ufficioso della Segreteria di Stato. Ogni articolo della rivista viene, infatti, attentamente esaminato dai responsabili della Segreteria di Stato. Ma tale supervisione è puramente formale, quando la rivista viene posta sotto il vincastro di un uomo tanto influente qual è Spadaro.
È divenuto tale con l’elezione di papa Francesco, organizzando nel settembre 2013 un’intervista di trenta pagine, apparsa contemporaneamente sulle riviste culturali gesuite di sedici Paesi in Europa ed in America, ciò che ha fatto grande scalpore e che ha avuto il valore di un’enciclica informale per l’apertura del pontificato. Il tema principale riguardava un ammorbidimento della morale in nome della misericordia, in particolare nei confronti delle persone divorziate «risposate» e delle persone omosessuali.
L’importanza assunta pertanto dalla comunicazione nell’ambito del pontificato è stata resa manifesta con la creazione nel 2015 del Dicastero per la Comunicazione, il cui Prefetto è attualmente un laico, Paolo Ruffini, e dove Spadaro è di casa. Questo Dicastero raggruppa e supervisiona tutti gli organi di comunicazione della Santa Sede, Sala Stampa, Libreria Editrice vaticana, ufficio Internet del Vaticano, Tipografia vaticana, Centro Televisivo Vaticano e L’Osservatore Romano. Inoltre, la direzione di questo giornale, organo ufficiale della Santa Sede, è stata affidata ad Andrea Monda, scrittore amico di Antonio Spadaro, dopo l’eliminazione di Giovanni Maria Vian, uomo del cardinal Bertone, Segretario di Stato di Benedetto XVI.
Antonio Spadaro e i grandi cantieri del pontificato
La penna del sottile Spadaro si ritrova in documenti importanti del pontificato, in particolare nella Querida Amazonia. Questa esortazione pontificia, pubblicata dopo l’assemblea del Sinodo sull’Amazzonia, proponeva una visione laicizzata della Chiesa, fondamentalmente ostile al «clericalismo» e tale, di fatto, da andare oltre ed eventualmente includere la problematica dei preti sposati in una prospettiva più ampia.
Ma è per il grande progetto del pontificato bergogliano, quello di ammorbidire la morale coniugale, che Padre Spadaro è rimasto ai posti di manovra con mons. Victor Manuel Fernandez, divenuto arcivescovo de La Plata, poi cardinale-prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, col cardinal Lorenzo Baldisseri, che è stato Segretario generale del Sinodo ma che oggi ha raggiunto i limiti di età, con l’arcivescovo di Chieti, Bruno Forte, due volte Segretario speciale dell’assemblea del Sinodo, e con mons. Marcello Semeraro, vescovo della sede suburbicaria d’Albano, Presidente della commissione episcopale per la dottrina della fede presso la Conferenza episcopale italiana e segretario del gruppo di cardinali incaricato di consigliare il papa nel governo della Chiesa e nella riforma della Curia.
Dopo le due assemblee del Sinodo, straordinaria e ordinaria, nel 2014 e nel 2015, essendo il cardinal Baldisseri al comando, è stata pubblicata l’esortazione apostolica Amoris lætitia del 19 marzo 2016, esortazione che ha inteso esporre l’attuale posizione della Chiesa cattolica sulla famiglia e sulla vita coniugale e che ha definito il criterio per l’accesso ai sacramenti da parte dei divorziati risposati.
Della sinodalità si è discusso dapprima in un seminario di esperti organizzato nel 2015 da Padre Spadaro, che ha riunito in particolare le star della teologia progressista come Dario Vitali dell’Università gregoriana, Alphonse Borras di Lovanio, Gilles Routhier di Laval, in Québec. Ne è sortita un’opera, diretta da A. Spadaro e Carlos María Galli, teologo argentino, La riforma e le riforme nella Chiesa[1]. Poi, i contributi di una «ricerca» condotta da La Civiltà Cattolica sono stati messi a disposizione dei lettori francofoni in Des chemins de réforme [Sui cammini di riforma], a cura di A. Spadaro[2].
Un estratto delle riflessioni emerse in questi laboratori di idee, più o meno orchestrati dal direttore della rivista gesuita, si trova nel capitolo dedicato alla «sinodalità missionaria della Chiesa» nel documento finale dell’assemblea del Sinodo sui giovani: «[L’esperienza della corresponsabilità vissuta con i giovani] chiama la Chiesa a praticare la sinodalità come modo di essere e di agire, promovendo la partecipazione di tutti i battezzati e delle persone di buona volontà, ognuno secondo la sua età, stato di vita e vocazione (n. 119)».
Il Dicastero per la Cultura
È molto probabile che sia stato lo stesso gesuita siciliano ad aver voluto entrare a far parte del Dicastero per la Cultura, diretto dal cardinale José Tolentino de Mendonça. Certo, vi ricopre solo il ruolo di Sottosegretario, accanto ad un altro Sottosegretario, una donna, Antonella Sciarrone Alibrandi, specializzata in diritto bancario. Ma questo Dicastero, in via della Conciliazione, Dicastero che eredita il Consiglio per la Cultura diretto dal cardinal Ravasi, è una delle principali fucine intellettuali della sinistra curiale.
Il suo prefetto, il cardinale Tolentino de Mendonça, non è, del resto, un personaggio secondario. Portoghese di Madera, biblista di formazione, poeta divenuto l’idolo dell’intellighenzia cattolica lusitana, legatissimo alla teologa femminista Teresa Forcades, benedettina di Montserrat, ha la stessa età di Spadaro. Entrambi, dai profili altamente compatibili, hanno la stessa preoccupazione, condivisa da tutti i membri dei circoli di potere romano: rendere irreversibile l’ingresso della Chiesa in questo aggiornamento perpetuo, ch’essi promuovono da dieci anni.
Don Claude Barthe
[1] in Biblioteca di Teologia Contemporanea, Queriniana, Brescia 2016.
[2] Parole et Silence, 2018.