05/01/2024

Un gesuita, dei gesuiti

Par Don Pio Pace

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Nell’articolo precedente, Don Claude Barthe parla dell’importanza assunta da Padre Spadaro, gesuita, nei corridoi del governo pontificio. Ma ci sono altri gesuiti vicini a colui, che è divenuto papa, e tra questi due cardinali.

Il cardinal Gianfranco Ghirlanda, canonista, rettore dell’Università gregoriana dal 2004 al 2010. È l’uomo, che pone in forma giuridica tutto quel che vuole il papa, il quale lo ha nominato patrono dell’Ordine di Malta al posto del cardinale Burke. Ad esempio i suoi interventi nella procedura per giudicare (per condannare) il cardinale Becciu o il suo coinvolgimento nella redazione della costituzione Prædicate Evangelium per la riforma della Curia, di cui gli piace sottolineare come essa consenta a semplici preti o ad uomini e donne laici di dirigere i vari dicasteri. Tutte le voci, che circolano e che sono circolate circa le modifiche dell’elezione del papa, indicano Gianfranco Ghirlanda quale mente di tali trovate giuridiche, che dovrebbero consentire ad un bergogliano di succedere a papa Bergoglio.

L’altro cardinale gesuita, molto vicino al regnante pontefice, suo braccio sinistro, è il cardinale  Jean-Claude Hollerich, 65 anni, arcivescovo del Lussemburgo, relatore generale alle assemblee del Sinodo sulla sinodalità: ritiene che il discorso della Chiesa in difesa della vita non sia più udibile, auspica che si ordinino anche uomini sposati, che le donne possano esercitare comunemente ruoli importanti nella liturgia e nel governo della Chiesa, anche senza accedere al sacerdozio, che si debba «cambiare il nostro modo di vedere circa la sessualità», in particolare per quanto riguarda il carattere peccaminoso proprio delle relazioni omosessuali, che non vi sia difficoltà nel fatto che un protestante riceva la comunione qualora nutra fede sufficiente nell’Eucaristia, ecc.

Molto meno conosciuto, ma molto apprezzato dal papa, è Padre Christoph Theobald, gesuita franco-tedesco, astro della teologia contemporanea, docente presso il Centre Sèvres di Parigi, ha diretto la rivista Recherches de Science religieuse [Ricerche di Scienza religiosa-NdT] ed ha dedicato il meglio delle proprie forze ad immaginare quale sia l’essenza pastorale del concilio Vaticano II. Esperto alle assemblee del Sinodo sulla sinodalità, il titolo del suo recente libro, Un nouveau concile qui ne dit pas son nom? [Un nuovo concilio che non dice il proprio nome? – NdT] (Salvator, 2023), ed il suo contenuto indicano chiaramente la via che tali consiglieri del papa stanno delimitando: la riforma della Chiesa deve ormai divenire metanoia, una conversione che apre un processo, la cui specificità è quella di restare perennemente incompiuto. Una sinodalità permanente. In termini politici, si parlerebbe di una rivoluzione permanente.

Don Pio Pace