14/04/2020

Un nuovo cedimento del ruolo dei Vescovi di Francia

Par Philippe de Labriolle

Français, English

NB: questo testo è stato scritto nei primi giorni della crisi del Covid-19 in Francia.

Cesare non avrebbe chiesto tanto ai vescovi di Francia, anche se ne avrebbe avuto sicuramente voglia. Un tempo il radicalismo repubblicano francese disperava di frenare la rinascita religiosa che puntualmente accompagnava i grandi disastri. Quando non vi cedeva addirittura, come nel maggio 1940, con una messa « governativa » celebrata nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Il ritorno della pace, a beneficio dei « senza Dio », ha favorito il risveglio delle vanità e degli altri appetiti terreni. Infatti, i moderni più sagaci, allontanandosi da uno zelo anticlericale futile ed esigente come il tormento di Sisifo, avevano imparato ad affrontare ciò che non si riesce a sradicare. Più diffuso del sensus fidei, il senso comune, che è la cosa più condivisa al mondo, conosce il peso, e il prezzo, dell’indole, tanto intima quanto collettiva. Quando la morte minaccia, oggettivamente o nell’immaginazione, al fronte o sul giaciglio di un’alcova, una creatura dotata di ragione pensa all’Autore dei suoi giorni, e cerca il suo sostegno. Lo scrittore cattolico Jacques Rivière ha saputo raccontare l’impronta luminosa della sua pia madre, il cui leitmotiv era ampiamente condiviso nel cristianesimo: siamo in questo mondo per conquistare l’altro…

Rivolgersi a Dio non è il minimo che ci si aspetta da un cattolico?

Nel suo saggio « Il y a un autre monde », il convertito André Frossard affermava senza mezzi termini: « Andiamo verso la vita eterna, conoscendola o non conoscendola, volendola o non volendola ». Alla metà degli anni di piombo, i corrotti anni Settanta, la parola piacque al futuro Giovanni Paolo II, che fece del testimone un alleato di parole e di penna. Nel 2020 però, chi si preoccupa ancora dei novissimi e di indossare il vestito nuziale per partecipare alle nozze celesti? Tra i vescovi francesi, la cui pienezza del sacerdozio dovrebbe amplificare la virtù della Forza e stimolare la Prudenza nella designazione dei veri beni, a chi importa ancora di indicare la via del Cielo? L’implosione della giustizia episcopale, la cui conseguenza, sotto la pressione delle vittime ignorate, è ormai la tutela della Procura della Repubblica, dimostra che un male disastroso sta colpendo gli Ordinari e i loro tribunali. Bisogna riconoscere che il clima ecclesiale post-conciliare è un clima di resa. E che Cesare può cogliere ora un’occasione inaspettata.

L’attualità più calda, quella provocata dalla febbre del Coronavirus, dovrebbe offrirci l’opportunità di una meditazione sulla precarietà della vita umana, e il pericolo di morte odierno dovrebbe insegnarci a filosofeggiare un po’. Infatti, il mondo ha paura di un virus. Più precisamente, è chiamato dai media ad averne paura. È dunque buona educazione avere paura, e cattiva educazione pensare con la propria testa. Una beffa per « l’Illuminismo ». Tuttavia ci si può chiedere se il discorso religioso possa affermarsi in un clima invaso dall’irrazionale, che il Magistero può ponderare con prospettive e indicazioni che per avere validità permanente hanno una forte concentrazione nel tempo delle afflizioni. Se Notre-Dame di Parigi non è più il luogo più adatto per la preghiera collettiva, Saint-Sulpice, ancora più grande, dovrebbe, durante le ricerche biologiche in corso, vibrare di preghiere condivise. Detto papale papale, rivolgersi a Dio nel dubbio, nella paura, nella precarietà, nella finitezza della conoscenza e delle risorse, non è forse il minimo che ci si aspetta da un cattolico? Il virus del momento non ha ancora il suo vaccino. Allora, qual è il problema? Il peggio non è certo, ha detto Claudel. È necessario prendere delle precauzioni. Così sia. Ma a quale costo?

Perché l’arcivescovo di Parigi, che era un medico e che oggi forse crede ancora di esserlo, ha dovuto denunciare l’acqua santa come putrida, proibire la comunione sulle labbra e gli assembramenti legati alle convinzioni condivise? L’acqua santa, nota per scacciare i demoni, sarebbe l’alleata di un microrganismo che l’osservazione clinica pone per ora ben al di sotto di quella dell’influenza stagionale, che l’inverno scorso, ha provocato una mortalità di 8200 casi. La media annuale è intorno ai 10.000 casi l’anno e il picco è in febbraio (nb: I dati sono quelli della Francia). In Cina l’influenza esiste in ogni caso. Comunque, se dobbiamo tremare, tremiamo in coro. E preghiamo, preghiamo insieme! Beh, invece no, non facciamolo! Più vicino a Te, mio Dio, era ieri. Oggi è divenuto malsano… in piena Quaresima!

La Conferenza Episcopale teme il giudizio degli uomini, ma non quello di Dio.

Quello che il vescovo Aupetit ha messo in moto, e altri vescovi febbricitanti, Cesare non l’avrebbe mai preteso senza il via dei chierici. In questo caso, la CEF (Conferenza Episcopale Francese) ha tagliato l’erba sotto ai piedi dei fedeli, e non può esimersi dall’avere un richiamo da parte del popolo devoto. Cesare non avrebbe mai osato chiedere ciò che la gerarchia cattolica gli ha regalato per paura di dispiacergli: più realisti del re! Bandito il culto pubblico, bandita l’acqua sacra e salutare. I nostri doveri verso Dio sono sospesi sine die! Non c’è nulla di certo, se non che la pratica religiosa è giudicata a rischio contagio per i nostri simili. Udite, udite! Rimanete a casa, come gli empi e coloro che non hanno speranza. Da non credere!

I diritti di Dio sono stati dunque posti sotto la tutela del mondo. Se, al momento delle prime misure profilattiche, il vescovo di Belley-Ars non avesse infranto l’unanimità, l’apostasia delle diocesi si sarebbe consumata in modo discreto nel territorio nazionale. I pastori hanno però fatto da cassa di risonanza, da buoni cittadini, da veri sanculotti dell’emergenza sanitaria. Già, il coming out è fatto! La gerarchia conciliare in Francia teme il giudizio degli uomini, ma non quello di Dio. Hanno le chiavi del Regno, ma chiudono la porta a chiave. Sia chiaro, non hanno più la fede, la fede che teme di offendere Dio. Con il pretesto di salvarci la vita, minacciano le nostre anime…

C’è però una nota positiva nel buio della situazione e nell’amarezza di questa diserzione: che chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire, può prendere consapevolezza di ciò che la Provvidenza ci vuole far vedere, in tempo reale, ossia che il rifiuto conciliare di vedere il Nemico all’opera ci porta a servirlo in tutto, a qualsiasi costo! Questo culto perverso è tragico, se ricordiamo le parole di San Giovanni Crisostomo: « L’inferno attende i suoi negatori! ». Certo, finché sono vivi, i prodighi mitrati possono ancora misurare il loro errore. Alcuni di loro si stanno redimendo e contravvengono alla disciplina laica che gli viene imposta con l’intimidazione. Sì, alcuni vescovi francesi si rendono conto dello stravagante discredito a cui si sono pubblicamente esposti per essere stati complici con il sabotaggio pubblico. Infatti è necessaria una riparazione pubblica! E il Nunzio Apostolico può completare le sue schede, a meno che non sia uno di loro!

Philippe de Labriolle